a cura di Alberto Zanchetta
inaugurazione giovedì 16 maggio ore 21:00
Per Pablo Picasso «la scultura è il miglior commento che un pittore possa fare sulla pittura», Barnett Newman definiva invece la scultura come «quella cosa su cui inciampi quando indietreggi per guardare bene un quadro». Ma cosa accadrebbe se l'inciampo diventasse il fruitore delle opere che l'attorniano? Cosa accadrebbe cioè se scultura e pittura si trovassero a contrapporsi, esponendosi l'una alla presenza dell'altra? Il sarcastico Salvador Dalí affermava che «il meno che si possa chiedere a una scultura è che stia ferma», nulla vieta però di poterle accordare la facoltà di guardare la propria "nemesi".
Il ciclo La scultura interroga la pittura cercherà di instaurare dei momenti dialettici in cui una scultura possa colloquiare con un dipinto, creando così un legame tra un maestro del passato e un artista contemporaneo. Ogni scultura - figurativa e a grandezza reale - sarà posizionata di fronte a un quadro della collezione permanente, dando l'idea che le sculture siano esse stesse dei connoiseurs d'arte, assorti nella suadente allure della pittura. Le opere che nei mesi di maggio e giugno instaureranno un rapporto di affinità elettiva sono L'ankylose du petit doigt di Peter Klasen (1966, acrilico su tela, 74x93 cm) e Travasi di Paolo Grassino (2007, legno, resina, cemento e alluminio, due elementi di 134x66x72 e 182x80x53 cm).
Prima di dedicarsi all'arte, Klasen ha lavorato in un'agenzia pubblicitaria dove ha appreso le tecniche dell'aerografo e della fotomeccanica, che in seguito utilizzerà nei suoi quadri, assecondando gli stilemi della Pop Art europea così come delle esperienze del Realismo critico. La tecnica esecutiva, incentrata sull'estrapolazione e la ricombinazione di dettagli liberamente tratti dalla realtà, ha permesso all'artista di associare in modo apparentemente disinvolto e inemotivo elementi molto diversi tra loro. La collisione quantitativa (più che qualitativa) tra livelli e momenti diversi dell'esperienza visiva produce un'immagine il cui senso, crudo e critico, non è compiuto ma tende a evocare un discorso intorno al mondo dei mass-media e dei nuovi simboli.
Anche Paolo Grassino indaga e analizza la società attuale, (de)costruendo il corpo mediante un incontro-scontro tra gli oggetti e l'anatomia umana. «La mia ricerca», spiega l'artista, «parte da riflessioni sulla condizione dell'esistere, sull'analogia tra la nostra natura interna e quella esterna. Il sogno, o meglio, l'irrazionale, l'illogico, diventano interpreti per affrontare tematiche di un'oggettività che non dovrebbe esistere, anche se è sempre legata al credibile, alle realtà note». Interrogandosi sull'ingannevole separazione tra interno ed esterno, il corpo umano assorbe parti estranee ed eterogenee, le quali si fondono in esso, dando vita ad anomalie che radicalizzano il concetto di identità e alterità.
La simbiosi tra le sculture di Grassino e il dipinto di Klasen si palesa nel loro aspetto aspro e risentito, in cui utensili aggressivi e drammatici denunciano l'interesse dei due artisti per i temi connessi alla vita moderna, soprattutto nei suoi aspetti tecnologici e metropolitani.
Peter Klasen è nato a Lubecca nel 1935. Vive e lavora tra Vincennes, Châteauneuf-de-Grasse e Berlino.
Paolo Grassino è nato a Torino nel 1967, dove vive e lavora
museo@comune.lissone.mb.it
tel. 039 7397368 - 039 2145174
Martedì, Mercoledì e Venerdì h 15-19
Giovedì h 15-23;
Sabato e Domenica h 10-12 / 15-19
INGRESSO LIBERO