Museo d'arte contemporanea, V.le Padania, 6 20035 Lissone (Mi) (vicinanze stazione FF.SS.)
Ingresso: libero
Informazioni: tel. 039.2145174 e-mail: museo@comune.lissone.mi.it
Orari: martedì, mercoledì e venerdì: 15,00-19,00; giovedì: 15,00 -23,00
sabato e domenica: 10,00- 12,00 / 15,00-19,00
Conferenza stampa: giovedì 1 febbraio, ore 11.00
Il Museo d'arte contemporanea di Lissone (MI) dedica la prossima mostra alla fotografia, presentando una rassegna che mette in luce l'opera di un autore particolare: Davide Mengacci.
Personaggio televisivo noto al grande pubblico, egli ha condotto nel tempo, a partire dagli anni Sessanta, una propria ricerca nell'ambito della fotografia, indirizzando la sua attenzione sul paesaggio urbano e sul rapporto tra la gente e i luoghi del vivere. La lettura di queste situazioni avviene con una sensibilità particolare che permette di mettere a fuoco momenti o relazioni che abitualmente sfuggono al vedere comune.
L'uso del bianco e nero - un classico per la fotografia - e l'assenza di manipolazione dell'immagine attraverso gli strumenti della tecnologia fanno sì che l'immagine che ne scaturisce sia per sé densa di implicazioni e di suggestioni.
Una vera e propria street photography, fotografia di strada, che matura certamente sulle suggestioni di importanti fotografi incontrati in quegli anni (Ugo Mulas e Alfa Castaldi prima, Gianni Berengo Gardin poi) e in rapporto all'attività di fotografo di cronaca svolta per alcuni anni (dal 1984 al 1989) per le pagine milanesi di importanti quotidiani nazionali.
La mostra si compone di una settantina di fotografie - tutte rigorosamente in bianco/nero - e si articola in due sezioni tra loro concatenate. In una prima parte si ripercorrono i vari passaggi della fotografia di Mengacci, in una carrellata delle immagini più significative della sua produzione dal 1968 al 1985.
Nella seconda parte, invece, l'obiettivo del fotografo si concentra sulla città di Lissone, i suoi luoghi e la vita della gente. Mengacci, infatti, ha percorso in lungo e in largo il territorio individuando situazioni per lui intriganti e meritevoli di essere fissate sulla pellicola. "La Lissone che emerge dagli scatti di Davide Mengacci - commenta l'Assessore alla Cultura Daniela Ronchi - è una città molto particolare. Grazie all'occhio sensibile dell'artista sono emersi peculiarità e angoli lissonesi che ormai vengono colti difficilmente dai nostri sguardi forse troppo frettolosi e superficiali .Grazie a Mengacci, attraverso la sua mostra, e soprattutto nella parte dedicata a Lissone assistiamo ad una riscoperta della nostra Città e attraverso la sua visione spero che i visitatori da fuori Lissone possano conoscerla meglio".
La singolarità della mostra sta nel voler individuare e segnalare un ambito di creatività poco noto di un personaggio che di professione opera in tutt'altra direzione. Uno spunto per sollecitare i visitatori a non fermarsi alla consuetudine di un mestiere, ma a cercare nei percorsi più vari dell'esistenza modi nuovi e confacenti la propria sensibilità, per esprimere le sensazioni e i sentimenti più profondi.
La mostra, che si inaugura domenica 4 febbraio alle ore 11 e resterà aperta fino al 4 marzo, è allestita nella "Sala del Premio" ed è accompagnata da un catalogo introdotto da un'intervista all'autore di Luigi Cavadini, direttore artistico del museo e curatore della mostra, e da un testo di Angela Madesani, critico d'arte e di fotografia.
Nasce a Milano nel 1948 e comincia a fotografare a 11 anni (ombre, prospettive, amichetti e famigliari). Nel decennio successivo si orienta verso il reportage scoprendo di essere interessato soprattutto alle persone: le osserva e le riprende per strada, nei bar, quando lavorano e quando si divertono. Nel 1968, influenzato dalla conoscenza di alcuni fotografi professionisti - soprattutto Ugo Mulas - inizia un periodo di intensa e regolare attività fotografica di reportage sociale e ritratti di artisti nei loro studi; intanto subisce il fascino del realismo francese di Robert Doisneau e Cartier Bresson.
Mentre studia Scienze Politiche all'Università degli Studi di Milano frequenta i corsi serali di fotografia dell'Umanitaria.
Negli anni '70 inizia ad occuparsi dell'azienda di famiglia: un'agenzia internazionale di pubblicità fondata dal padre Guido e per ragioni professionali frequenta i più importanti fotografi dell'epoca. Diventa amico di Gianni Berengo Gardin e inizia a guardare con curiosità e passione la piccola umanità e i piccoli episodi della quotidianità cittadina: fotografa i portinai che spazzano i cortili delle case popolari e gli operai al lavoro nelle strade, i ragazzi che si esibiscono davanti al suo obiettivo e gli innamorati che si baciano, sensibile soprattutto all'estetica del bianco e nero.Per alcuni anni collabora come fotografo di cronaca alle pagine milanesi de Il Giorno (1984-85) e de La Repubblica (1985-89) e con servizi di reportage geografico per Qui Touring (1984-85), il mensile del Touring Club Italiano.
Nel 1985 cambia vita, ced e la sua agenzia di pubblicità e comincia a lavorare per le reti Mediaset conducendo programmi televisivi di grande successo: Candid Camera Show, Scene da un Matrimonio, Perdonami, La Domenica del Villaggio, Fornelli d'Italia, per citare soltanto i principali. Questo gli consente di viaggiare in tutta Italia scoprendo centinaia di piccoli paesi poco noti ma ricchi di storia e di fascino nei quali porta l'occhio delle sue telecamere facendoli conoscere a tutti i telespettatori italiani.
Oggi Davide Mengacci continua a osservare - preferibilmente in bianco e nero - la realtà che lo circonda realizzando una convincente "fotografia di strada" rivolta ai luoghi che visita, in Italia e all'estero, con una concentrazione e applicazione che non si limitano all'esercizio estetico dell'immagine ma declinano un'attenta e appassionata osservazione della vita.